ANSIA MODENA
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Cos’è l’ansia?
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Il meccanismo dell’ansia
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Perché l’ansia e gli attacchi di panico?
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Cura dell’ansia e degli attacchi di panico
ANSIA MODENA. Cos’è l’ansia?
L’ansia è una condizione di malessere emotivo interiore con manifestazioni anche corporee, di intensità e durata estremamente variabili. Può durare pochi minuti o poche ore o può essere uno stato continuo nella giornata. Può essere relativamente lieve come può risultare una condizione continua di intensa e penosa sofferenza e di penosa impotenza.
Chi soffre di ansia e descrive il proprio stato agli psicoterapeuti del Centro Ansia Modena, usa diverse parole, ma le sensazioni più comuni sono un
senso di peso e oppressione al petto e allo stomaco, il battito cardiaco accelerato (tachicardia e batticuore), tremori e senso di tensione e rigidità muscolare, senso di affanno a respirare (dispnea), un senso di angoscia, uno stato d’animo di continua tensione e apprensione e allarme (come se non ci si potesse rilassare mai) con un continuo rimuginio su queste sensazioni e con vissuti di inadeguatezza, incapacità, impotenza.
Spesso si accompagnano insonnia (difficoltà ad addormentarsi o frequenti risvegli notturni) e manifestazioni gastrointestinali (senso di stomaco chiuso e di nodo alla gola, senso di gonfiore o dolore allo stomaco o all’intestino, nausea, aumentato bisogno di andare in bagno). Inoltre è ridotto il funzionamento delle capacità mentali, come concentrazione e memoria, con difficoltà a svolgere il proprio lavoro e ad ascoltare gli altri. Spesso c’è mal di testa (cefalea) o altri tipi di dolori muscolari da prolungata tensione.
ANSIA MODENA. Qual è il meccanismo dell’ansia?
Non tutta gli stati di ansia, coì come ci vengono presentati presso il Centro Ansia Modena, sono di tipo patologico. Alla base del meccanismo dell’ansia Modena sta infatti una reazione antica e iscritta nel nostro patrimonio genetico, che ha a che fare con una attivazione psico-fisica del nostro organismo quando si trova ad affrontare una possibile minaccia o comunque una difficoltà (dal possibile incontro con una belva dei nostri antenati primitivi a un più attuale affrontare un esame o un incontro emotivamente importante). Di fronte a una evenienza del genere il nostro organismo tramite la produzione e la liberazione nel sangue di sostanze chimiche si mette in allerta, con maggiore afflusso di sangue agli organi, stimolo della respirazione e del battito cardiaco, aumento dell’attenzione e della concentrazione, dilatazione delle pupille, aumento della tensione e tonicità muscolare. Tutti effetti tali da favorire e ottimizzare la nostra reazione di fronte alla minaccia o difficoltà (reazione che anticamente era sostanzialmente di lotta o fuga: in entrambi i casi, così l’organismo avrebbe avuto una prestazione migliore). Se ad esempio dobbiamo prepararci a superare un esame, l’attivazione di questo meccanismo ci è utile, perché ci permette di concentrarci con maggiore attenzione e di dare il meglio delle nostre energie. Poi normalmente, cessato il pericolo o la difficoltà da affrontare, l’attivazione cessa, si “spegne”.
Quando noi oggi proviamo ansia è perché è scattato un meccanismo simile, ma si è poi inceppato, mantenendo il nostro motore, per così dire, al massimo dei giri, surriscaldato, perché il meccanismo è utile e funziona quando dura poco, ma diventa inutile e decisamente dannoso se resta costantemente attivato, così come ci viene segnalato presso il Centro per la Cura dell’Ansia Modena.
ANSIA MODENA. Perché l’ansia e gli attacchi di panico?
Anche se può sembrare paradossale e non così evidente all’inizio per chi ne è interessato, come riscontriamo regolarmente presso il Centro per la Cura dell’Ansia Modena, l’ansia e soprattutto gli attacchi di panico hanno una funzione utile e protettiva per noi stessi.
Per usare una metafora molto adeguata,
l’attacco di panico è come la luce lampeggiante della riserva di carburante che si accende sul cruscotto dell’auto: è un segnale forte che ci avvisa di qualcosa, in particolare che il carburante sta finendo e che dobbiamo fare rifornimento.
Se usiamo questa metafora, la luce che si accende – l’attacco di panico – ci è molto utile, anzi preziosa, altrimenti finiremmo il carburante senza rendercene conto. Questo non è così evidente all’inizio in chi soffre di attacchi di panico: l’istinto infatti gli dice che sta male e chiede anche agli specialisti di “togliergli” lo stare male, il sintomo ansia-panico. Ma sarebbe come dire che si chiede semplicemente di spegnere la luce lampeggiante della riserva sul cruscotto, quando non è quello il problema, quanto invece di capire cosa ci dice il segnale luminoso e adeguare il nostro comportamento di conseguenza (andare a fare carburante: solo così la luce sul cruscotto cesserà di lampeggiare).
L’attacco di panico è un segnale forte e improvviso, lo manda il nostro Io più profondo
quasi come un urlo per essere sentito bene, su qualcosa di molto importante per noi stessi. E’ come se ci gridasse “ehi, ascoltati, fermati, c’è qualcosa che non va nella tua vita, così com’è stai troppo male, devi cambiare qualcosa!”
Questo fa capire anche perché il disturbo si mantiene, se non si cerca aiuto per capirne il significato e si continua a vivere in un modo che, pur senza rendercene ancora coscientemente conto, ci fa del male a livello profondo e ci risulta sempre più insopportabile.
Anche uno stato d’ansia continuo (Disturbo d’Ansia Generalizzata o GAD) di solito ha lo stesso significato dell’attacco di panico.
ANSIA MODENA. Qual è la cura dell’ansia e degli attacchi di panico?
Quanto detto sopra ha implicazioni importantissime per la cura dell’ansia Modena e per la cura degli attacchi di panico. Non basta infatti togliere il sintomo ansia, spegnere la luce lampeggiante, silenziare il segnale. Occorre anche e soprattutto decodificarlo, cioè capire cosa ci sta dicendo, così da potere poi attuare interventi correttivi sulla nostra vita attuale. Questo può essere fatto grazie ad un percorso di psicoterapia per la cura dell’ansia Modena e degli attacchi di panico, in cui i colloqui col terapeuta aiutano a mettere a fuoco il segnale e a dargli una spiegazione che abbia un significato, un senso nel contesto della cornice esistenziale della vita della singola persona. Per esempio uno può capire che in realtà non gli sta più bene continuare più relazioni affettive contemporaneamente, o che non gli sta più bene continuare ad essere eccessivamente accondiscendente verso genitori o partner frustrando in tal modo propri importanti bisogni di libertà e autonomia, o che non ha più senso per lui proseguire a investire totalmente il suo tempo in ambito lavorativo penalizzando affetti e tempo libero, ecc. E’ quindi fondamentale ricostruire con lo psicoterapeuta una storia di senso, significativa, della propria esistenza inserendovi con un senso anche il segnale ansia-panico. Solo così, una volta capito che cosa il sintomo ansia-panico sta dicendo alla persona, questa può iniziare a riflettere su cosa cambiare nella propria vita con scelte concrete, da attuare con l’accompagnamento e il supporto del terapeuta. E’ un percorso da fare, e richiede un certo tempo, perché cambiare qualcosa implica fare scelte e ogni scelta ha un prezzo da pagare, non tanto economico quanto emotivo-affettivo, che vuol dire concretamente affrontare qualche paura e senso di colpa, comunque superabili. In questo modo, andando nella direzione di una maggiore gratificazione nel proprio modo di vivere, verrà meno il sintomo, perché ne verrà meno il significato (se vado a fare rifornimento di carburante, la luce lampeggiante della riserva si spegne…).
Parallelamente a questo percorso a volte può essere utile associare un trattamento farmacologico con farmaci ansiolitici (benzodiazepine o BDZ) o attivi sul sistema neurotrasmettitoriale della serotonina (antidepressivi SSRI o serotoninergici), a seconda della valutazione del terapeuta. Questi farmaci possono essere molto utili per attenuare l’angoscia e l’intensità e invasività dei sintomi nella routine quotidiana, ma deve essere ben chiaro che non costituiscono la cura del disturbo! Sarebbe una pericolosa illusione, perché si scambierebbe con la guarigione (che, per mantenere la metafora, è andare a fare rifornimento di carburante) quella che è solo una attenuazione o scomparsa del sintomo-segnale (lo spegnimento della luce lampeggiante), senza essere intervenuti sulle cause che attivano il sintomo-segnale stesso. Su questo si può solo lavorare con la psicoterapia, che risulta quindi realmente curativa.